IL VIAGGIO DI SCOPERTA INIZIA DAL PRIMO PASSO

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NOTA: Gilberto Parolo, oltre che botanico, biologo ed ecologo vegetale, collaboratore scientifico in energia applicata e ingegneria dell’ambiente e tutta un’altra serie di titoli di cui si può vantare, è anche un grandissimo amico col quale condivido la passione per la natura e per la montagna. Ci è venuto naturale quindi, tra un’escursione ed un’altra, pensare di collaborare unendo le sue conoscenze alla mia volontà di diventare un AMM. Questo articolo, scritto di suo pugno, vuole essere quindi il primo passo di una strada che vorremmo percorrere insieme a voi che ci state leggendo, condividendo le nostre (soprattutto le sue) conoscenze naturalistiche su questo blog ma soprattutto sui sentieri delle nostre montagne. Grazie Gil per aver accolto la mia richiesta col tuo solito entusiasmo!!!

Buona lettura…

La penso proprio così… non appena si intraprende una camminata in montagna inizia un favoloso viaggio di scoperta. Una scoperta esteriore, che ci è data dalle multicolori sfaccettature del paesaggio, dagli elementi dominanti quali le rocce, i ghiacciai, i laghi, i corsi d’acqua, i boschi, le praterie, agli elementi “da ricercare”, quali i fiori, gli insetti, gli animali, i profumi e le sensazioni. È un viaggio di scoperta che accende anche delle energie interiori, di benessere, poiché la natura si esprime con l’equilibrio, la pace e la serenità, di cui si nutre la nostra anima.

In questo percorso la curiosità è l’elemento essenziale da coltivare; ci permetterà di vedere le cose con occhi sempre diversi, di modo che ogni passeggiata che faremo, anche nello stesso posto, possa essere diversa e offrirci emozioni e ricordi diversi. La curiosità è lo stimolo per uscire di casa, per spingersi in posti sempre diversi, pronti a nutrirci di quello che ci verrà dispensato.

Ma come inizia tutto questo? Tutti noi abbiamo già una predisposizione, più o meno sepolta, che può emergere in modi diversi. La scintilla, poi, può scaturire da qualsiasi opportunità, anche casuale, così come è capitato a me. È bastato un binocolo, regalato a mio padre per la pensione… quello strumento mi ha dato occhi diversi, capaci di ingrandire ogni cosa intorno a me. È stato fantastico, soprattutto quando le lenti hanno inquadrato un fringuello maschio, a cui è seguita la cinciallegra, il merlo, la poiana, la passione per l’ornitologia, il corso di laurea in Scienze Naturali e gli anni a seguire con la specializzazione in botanica.

Ogni posto in cui vada è per me una potenziale fonte di scoperta; le piante sono infatti molto numerose e la loro conoscenza distributiva va sempre tenuta aggiornata; a volte si scoprono specie mai segnalate per un territorio e, più grande è il territorio, più importante sarà la scoperta. In provincia di Sondrio, sono state recentemente scoperte sia specie nuove per l’Italia (es. Carex glacialis nel Livignasco), sia nuove per la Lombardia (Lomatogonium carinthiacum in alta Val Malenco). Più facile è invece osservare nuove specie esotiche per il territorio, che arrivano nei modi più disparati seguendo i flussi di globalizzazione e di riscaldamento del clima. L’ambrosia (Ambrosia artemisiifolia) è giunta in provincia di Sondrio attorno al 2010 e, a partire da pochi individui, si è espansa nel corso di 10 anni fino ad occupare gran parte dei bordi della SS 36 fino a Postalesio.

Risalendo in altutidine, la conoscenza della flora alpina è senza dubbio molto stimolante, se si pensa che le specie che vediamo ora sulle nostre montagne sono il risultato di importanti fenomeni climatici avvenuti nel passato, che hanno innescato flussi migratori in ogni direzione geografica, portando ad esempio le stelle alpine (Leontopodium alpinum) a crescere sulle nostre montagne dai lontani altopiani tibetani. Inoltre, la selezione naturale ha agito localmente, portando all’estinzione le specie meno adatte e promuovendo le forme più consone alle condizioni ecologiche, tramite un processo che continua tuttora e continuerà per sempre. Ogni specie che vediamo è quindi il risultato di una lunga battaglia che è stata vinta grazie agli straordinari adattamenti che quella specie ha saputo sviluppare.

Anche in città, tuttavia, è possibile stupirsi, ad esempio osservando le piccole specie miniaturizzate che crescono nei selciati o tra le fughe dei blocchi di porfido dei marciapiedi; questi piccoli “bonsai” naturali hanno sviluppato incredibili adattamenti allo stress da calpestio, sbalzi termici, aridità e carenza di sostanze nutritive. La conoscenza della flora è quindi un modo molto stimolante di vivere la natura e nutrire la nostra curiosità, ad ogni età, in ogni luogo e in ogni momento dell’anno.

Gilberto Parolo